
Guardo, vedo e osservo la folla:
le uguali tipologie diverse
di individui passare, bradipi
trasportati dalla stessa corrente,
tanti Narcisi troppo presi da sé
per notare il dio avvicinarsi.
E chino il letterato procede,
occhiali sul naso, naso sul libro,
con le pupille che scorrono prese,
mente forse lontana in un limbo?
Come piccione che becca per strada
piccoli sassi che scambia per cibo,
così annuisce con fare convinto
a nere parole senza durata.
I pensieri ritornano veloci
ad un difetto o vecchio errore
più vitale del camminare dritto.
Lo superano rapide le mamme,
seguendo discorsi su vie sconnesse,
e forse la prima sorda racconta
delle lodi per la bella crostata
e la seconda ribatte scattante
di essere purtroppo ingrassata.
I pensieri ritornano veloci
a un vanto o successo lontano
più attraente del pianto del figlio.
Ed ecco il povero giovincello
trova sul palmo una banconota,
clandestina nel veliero di vento,
sorride ed incurante dell’uomo
che invidioso lo chiama Gastone,
fischiettando procede il cammino.
I pensieri ritornano veloci
ad una nuova giacca di velluto
più intrigante del triste barbone.
Davanti vanno alcuni studenti,
a tombola giocando trepidanti,
urlando numeri sempre più alti
in quel gioco lungo e logorante
grande amico durante la vita.
I pensieri ritornano veloci
a vecchie gare e competizioni
più divertenti che star con amici.
Pecora che rincasa all’ovile
perché portata dal cane pastore,
mi tuffo in quell’eterna corrente.
Reni Caterina 4B
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