
Esiste un’ora nella giornata
in cui concordano carne e mente,
stanche di quel tutto e di quel niente,[1]
della tristezza da troppo provata.[2]
In testa l’infinità camminata[3]
si trasforma in fatica pungente:
di ogni cosa non fatta cosciente[4]
annaspo verso la pace sognata.
E mi affaccio in quel buio fresco,[5]
corpo astrale[7] vago un momento:
mi alieno lontano quanto riesco.
Paure[6] e “perché” messi nel cassetto,
ritorno nel mio bel mondo guerresco
e raggiungo la stanchezza del letto[7].
Caterina Reni 4B
[1]“Stanco, stanco di niente, stanco di tutto, stanco del peso del mondo che non avevo scelto di sopportare”, Francis Scott Fitzgerald, The Beautiful and Damned.
[2]“Tristezza, stanchezza che penetra nell’anima, stanchezza, tristezza che penetra nella carne”, Christian Bobin, L’autre visage.
[3] “Sarai stanco amore, perché è tutto il giorno che cammini nella tua testa”, Shakespeare, Romeo e Giulietta.
[4]“Ci sono giorni in cui tutto mi stanca, anche le cose non fatte”, Fabio Volo, Le prime luci del mattino.
[5] “Staremo accanto alla finestra, dritti nell’aria della sera, ritorneremo a respirare”, Ivano Fossati, Ventilazione.
[6]“La preoccupazione è una forma di paura e tutte le forme di paura producono stanchezza”, Bertrand Russel, La conquista della felicità.
[7] “Ogni mattino sotto forma di tanfo, umidiccio, tepore, lasciamo come uno stampo, come un corpo astrale, la stanchezza del letto”, Cesare Pavese, Il mestiere di vivere. Ho citato questa frase al contrario, nella poesia non si sta lasciando il letto, ma ci si sta tornando.
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