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La storia

 

Alla possibilità di istituire il Liceo Scientifico a Busto Arsizio, trasformando uno dei corsi del Liceo Classico, già accennava la lettera che in data 21.7.1941 il segretario Capo del Comune indirizzava al Podestà, dott. Ercole Lualdi, in merito a un incontro ufficiale da lui avuto col Provveditore agli Studi del tempo.

Il 19 dicembre 1942, con delibera n. 619, il Podestà decideva di “chiedere alla competente autorità scolastica l’autorizzazione di gradualmente istituire in Busto Arsizio un Liceo Scientifico iniziando il funzionamento di detta scuola a decorrere dal 1° ottobre 1943 limitatamente alla prima classe del corso”. La scuola doveva essere “gestita direttamente dal Comune di Busto Arsizio, in assoluta conformità ai programmi in vigore per lo stesso tipo di scuola regia” osservando tutte le altre “norme che regolano il funzionamento … delle scuole a carattere privato”. Nell’agosto del 1943, tuttavia, approssimandosi senza risposte la data del 1° ottobre, il Commissario Prefettizio Carlo Azimonti fu costretto a riprendere l’iniziativa, sostenuto dalle sollecitazione delle famiglie, che chiedevano il funzionamento di un Liceo Scientifico a Busto Arsizio; e dal preside del Liceo Classico, il noto umanista prof. Gaspare Campagna che espresse al Provveditore agli Studi il suo parere favorevole. Le motivazioni di fondo addotte per avvalorare la richiesta errano due:

  1. la popolazione numerosa di Busto Arsizio e dei Comuni circonvicini bastava ad alimentare non solo il Liceo Classico ma anche un Liceo Scientifico.
  2. il Liceo Scientifico rispondeva alla domanda di formazione scientifica derivante dal carattere prevalentemente industriale della zona.

Solo all’inizio dell’anno scolastico 1944/45 il Provveditore agli Studi comunicò l’accoglimento della richiesta da parte Ministero e autorizzò il preside del Liceo Classico, prof. Gaspare Campagna una prima classe del Liceo Scientifico, derivato dalla trasformazione della quarta ginnasiale B. Nel contempo dato il numero degli iscritti, alla classe prima (55 alunni), fu necessario far funzionare una seconda classe prima e – con alunni provenienti dalle diverse scuole – una classe seconda; entrambe le classi erano sezioni staccate del Liceo Scientifico di Varese.

Ma tutte le difficoltà non erano ancora superate. Nell’imminenza dell’anno scolastico 1945/46, la scuola rischiava di essere chiusa per il fatto che essa era stata autorizzata durante il periodo della Repubblica Sociale Italiana e pertanto non veniva riconosciuta dal nuovo Ministero. Così riferisce nella lettera del 20.10.1945 il prof. Campagna “nella sua qualità di incaricato della presidenza del Liceo Scientifico” e di Assessore alla Pubblica Istruzione del Comune di Busto Arsizio.

Via Roma Orfanotrofio Via Miani

   

Il Provveditore agli Studi, tuttavia, rendendosi conto delle ansie delle famiglie, consentiva che tre classi del Liceo Scientifico (una I, una II e una III) funzionassero a Busto Arsizio come sezione staccata del Liceo Scientifico di Varese, in attesa che l’istituzione di fatto del Liceo Scientifico di Busto avesse il riconoscimento di diritto da parte del Ministero.

Di anno in anno l’amministrazione Comunale di Busto Arsizio in accordo con l’Amministrazione Provinciale di Varese, rinnovò la richiesta di autonomia, facendo leva non solo sulla necessità di chiarire la posizione giuridica del nuovo Liceo, ma sulle disposizioni ministeriali, che stabilivano con decorrenza dell’anno scolastico 1946/47 estinzione delle sezioni staccate. Il Comune di Busto Arsizio dal canto suo si impegnava in caso di accoglimento della richiesta, ad assumersi gli oneri derivanti dall’istituzione e dal funzionamento della scuola, ad eccezione del trattamento economico del Segretario, che doveva essere a carico dell’Amministrazione Provinciale, non essendo più possibile accollare come nel passato l’onere del funzionamento amministrativo del Liceo Scientifico al Segretario del Liceo Classico.

Fino a tutto l’anno scolastico 1952/53 il Ministero permise che il Liceo Scientifico di Busto continuasse a sussistere come sezione staccata del Liceo Scientifico di Varese. I primissimi alunni, che frequentarono la scuola di Busto, si dovettero recare alla sede di Varese per gli esami di maturità. Il prof. Gabriele Colombo, già presidente dell’Assemblea dei genitori, ricorda con emozione quegli anni: fu uno appunto di quegli alunni che compirono l’intero ciclo di studi nella sede di Busto, dal 1945 al 1950, e si portarono a Varese per la prova di maturità. Tra gli alunni, che ebbero l’onore di dar consistenza a questa prima sezione del Liceo Scientifico Statale di Busto, ci furono alcuni che figurano ora tra i più noto professionisti della città o che si sono distinti in attività di interesse sociale di vario genere.Il nostro Liceo raggiunse la sua autonomia da quello di Varese il 1.10.1953, col preside Luigi Bellotti.

Lo sviluppo 
Alle vicende burocratiche si accompagnarono ben presto quelle della struttura edilizia. Nato nell’edificio di via Carducci, il Liceo Scientifico fu trasferito nell’anno scolastico 1947/48 in uno stabile privato di via Roma, preso in affitto dal Comune, per poi ritornare in via Carducci al termine dei lavori di ampliamento ivi effettuati.      

Nel frattempo, accanto alla sezione A, cominciò a sorgere una sezione B,che a poco a poco si completò. Trascorsero così gli anni ’50 e si giunse agli anni ’60, che alla sezione B videro aggregarsi nuove sezioni, le quali realizzavano via via il loro completamento. L’aumento delle sezioni, naturalmente, cominciava a fare avvertire il problema dell’insufficienza degli spazi. Si iniziò negli anni 1965-68 ad usufruire di qualche aula del vicino centro culturale “Sedes Sapientiae”, ubicato in via Pozzi, a pochi passi dalla via Carducci e di qualche locale dell’Orfanotrofio, sito in via Miani, leggermente più spostato rispetto alla sede centrale, ma sempre raggiungibile nel giro di qualche minuto a piedi.

Sedes Sapientiae Oratorio Sanfilippo

 

Fu poi la volta dell’Oratorio S.Luigi e della Villa Cerana, due vere e proprie sedi succursali, in cui si dovettero collocare diverse classi di una scuola che ormai cresceva con ritmo incalzante, facendo avvertire l’esigenza di nuove strutture. L’oratorio S.Luigi si trova in via Miani, la Villa Cerana in via I Maggio: la distanza non era grande , ma le classi dislocate erano piuttosto numerose e il pendolarismo degli insegnanti, che dovevano spostarsi tra un’ora e l’altra, secondo le varie discipline di insegnamento , cominciava a far sentire le proprie conseguenze , creando tempi morti, problemi di ordine disciplinare nei momenti di attesa, sottrazione di tempo allo svolgimento delle lezioni. Questa situazione interessò soprattutto gli anni ’70 (particolarmente il periodo 1975-80),diventando sempre più insopportabile, sia perché il disagio veniva giustamente denunciato da alunni, genitori, docenti, sia perché la limitatezza degli spazi (soprattutto a Villa Cerana) di fronte alle esigenze di un’utenza, sempre crescente, imponeva la ricerca di una soluzione diversa, anche se naturalmente provvisoria, mentre nel contempo si premeva in vari modi sull’Amministrazione Provinciale per la realizzazione di una nuova sede .

La contestazione da parte degli studenti assunse toni anche fermi e sfociò in manifestazioni di vario genere (cortei, richiesta di udienza alle autorità competenti, occupazione dell’edificio della sede centrale di via Carducci).La soluzione, dopo le manifestazioni studentesche e i ripetuti incontri tra la presidenza, il distretto scolastico e le autorità comunali e provinciali, fu il reperimento di numerose aule nel grosso complesso dell’Oratorio S.Filippo, in via Calatafimi, in aggiunta alle aule ancora tenute in affitto presso l’Oratorio S.Luigi.

Intanto, però, le cose maturavano: l’Amministrazione Provinciale e l’Amministrazione Comunale procedevano al reperimento del terreno su cui costruire il nuovo edificio e ad affidare la progettazione dell’edificio stesso. I lavori per la costruzione del nuovo complesso scolastico ebbero finalmente inizio e, dopo la loro ultimazione, si procedette in tempi brevi (nell’estate del 1984) al trasloco.

L’anno scolastico 1984/85 vide il funzionamento del nuovo edificio, ormai quasi completo. “Quasi”, perché, a dire il vero, non tutte le attività essenziali potevano esservi espletate in maniera adeguata: l’educazione fisica, ad esempio, non poteva svolgersi in modo regolare, poiché mancava la palestra, che fu portata a compimento solo nel 1987, e non ancora in proporzioni corrispondenti alle necessità della nostra popolazione scolastica.

Villa Cerana Villa Calcaterra

 

Per due anni, ad ogni modo, nonostante difficoltà e carenze, si poté svolgere l’attività scolastica nella nuova sede, tranne che per l’educazione fisica, per la quale gli alunni erano costretti a spostarsi altrove; ma, con l’anno scolastico 1986/87, anche la nuova sede risultò insufficiente e si dovette procedere alla collocazione di alcune classi in una nuova succursale: questa volta a Villa Calcaterra, in via Magenta.

Ci si chiederà come mai, a due anni dall’inizio del suo funzionamento, la nuova sede già risultasse insufficiente. I fattori che spiegano la situazione sono complessi: al di là della appetibilità del corso di studi proprio del Liceo Scientifico e dello sviluppo delle sperimentazioni, con conseguente accresciuta esigenza di spazi, è da tenere in considerazione il gravitare su Busto Arsizio di bacini d’utenza limitrofi e di distretti finitimi, che da sempre hanno trovato in Busto il punto di sbocco naturale dei loro collegamenti ferroviari e delle loro linee di trasporto.

In particolare dal distretto di Castano Primo sono sempre affluiti alunni, per i quali le ferrovie Nord costituivano la linea di raccordo più razionale; solo dall’anno scolastico 1987/88 a Castano Primo le autorità competenti hanno dato l’avvio ad una sezione di Liceo Scientifico, che doveva alleggerire il flusso verso il nostro Istituto. Nell’anno scolastico 1988/89 il Liceo Scientifico ha raggiunto il suo momento di maggiore espansione con 1096 alunni, ripartiti in 49 classi. Nel 1989/90 si è verificato un leggero calo dell’utenza, con 1074 iscritti, rimanendo invariato il numero delle classi. I docenti sono stati 94, il personale non insegnante è risultato di 19 unità.

L’intitolazione

L’intitolazione del Liceo non è di vecchia data; per la precisione risale all’anno scolastico 1970/71. Il provvedimento ministeriale reca la data dell’11 novembre 1970, quando, su sollecitazione del preside Ideale Barocci, espletate le necessarie pratiche presso il Ministero, all’Istituto è stato posto il nome Arturo Tosi, pittore celebre nativo della nostra città.

La nuova sede

Quei vasti strati di opinione pubblica, che si dicono delusi dai pubblici poteri, tra i capi di accusa sono soliti indicare una scarsa tempestività nel recepire e nel soddisfare i bisogni emergenti. Se riferita alla lunga attesa, scandita dai cortei di protesta, dall’occupazione della vecchia sede, da pressioni varie, l’osservazione vale anche per l’attuale sede del Liceo Scientifico.

Ma dal gennaio 1980, data in cui prese forma il progetto di massima predisposto dal prestigioso ing. arch. Enrico Castiglioni congiuntamente con l’Ufficio Tecnico della Amministrazione Provinciale di Varese, i tempi operativi si sono decisamente accorciati, almeno rispetto a quelli di solito occorrenti alla Pubblica Amministrazione.

Già il mese successivo si firmava il progetto esecutivo. Nel mese di marzo, detto progetto veniva approvato dalla Provincia con delibera consiliare n. 69 del 28.3.1980; il 1° luglio dello stesso anno riceveva l’approvazione del Comitato Regionale di Controllo e il 19 dicembre, con parere rubricato al n. 5272, otteneva l’assenso della Commissione Tecnico-Amministrativa Regionale.

Un anno e due giorni occorsero per giungere alla delibera n. 304 del 21.12.1981, con la quale la Provincia affidava l’appalto dei lavori alla Compagnia Italiana Costruzioni S.p.A. di Milano e alla Tedil S.p.A. di Cassinetta di Biandronno. Per “vistare” detta delibera al n. 2309/1, al Comitato Regionale di Controllo bastò meno: tutto era fatto nella seduta dell’8.2.1982. Il 1° giugno 1982 si firmava il “verbale di consegna dei valori” (quella che si suole chiamare “posa della prima pietra”, anche in assenza di apposita cerimonia). Non hanno molta rilevanza per la storia della costruzione altri particolari, quali lo scorporo degli impianti tecnologici dall’appalto, deliberato nel gennaio 1983 e il conseguente appalto – concorso, che individuava tre distinte ditte per la realizzazione dei medesimi. In corso d’opera vennero apportate solo lievi modifiche all’assorbimento dei tipi di aule progettate.

Come prevedibile, fu fatta anche la “perizia suppletiva” per “dare corso ad opere non previste ma indispensabili per il completamento e la funzionalità dell’edificio”. Era anche prevedibile che la stessa “perizia suppletiva” contemplasse la necessità di dare corso alle “sistemazioni esterne” quali giardino e recinzione. Capita che per l’urgenza di cambiare casa si faccia trasloco prima che la nuova abitazione sia perfettamente ultimata. Così avvenne anche per il nostro Liceo, che si trasferiva nella nuova sede durante l’estate del 1984. Il vero e proprio trasloco dalle vecchie sedi aveva luogo negli ultimi giorni di agosto.

Già il 1° settembre potevano iniziare nella sede di via Grossi gli esami della sessione autunnale. Nella nuova sede prendeva regolarmente avvio il nuovo anno scolastico 1984/85. Il verbale di ultimazione dei lavori, però, reca la data del 30 gennaio 1985, alla fine del I quadrimestre. L’attività della nuova sede aveva inizio senza palestra.

La prosa delle relazioni ufficiali recita:” Già in fase di realizzazione del primo stralcio si è evidenziata la necessità di un’adeguata attrezzatura sportiva necessaria per un normale svolgimento delle lezioni di educazione fisica, attualmente inesistente. Al fine di ovviare a ciò, la Giunta dell’Amministrazione Provinciale di Varese ha dato incarico alla scrivente Ripartizione Tecnica di provvedere ad allestire un progetto esecutivo”. Questo si scriveva nel maggio 1984, poco più di tre mesi prima del trasloco. Come già avvenuto per l’edificio scolastico, torna ragionevole vedere anche per la palestra datata al 27.2.1986 la “consegna dei lavori” e al 14.1.1987 la loro ultimazione. Il giorno dopo, 15.1.1987, avvenne la “consegna dei lavori” per opere di completamento, ultimate il 15.3.1987. Per le opere di sistemazione esterne, la consegna reca la data del 2.2.1987 e l’ultimazione quella del 25.4.1987.

Importante è la data del 25 aprile 1987, anche se, all’inizio dell’anno scolastico 1987/88, pareva esserci ancora qualche problema di agibilità, legato al non ancora avvenuto collaudo dell’opera. Ma pure questa difficoltà venne superata e fu ben presto possibile l’utilizzo della nuova palestra.

L’edificio, come si presenta allo stato attuale, corrisponde all’ 85% del progetto generale e di massima, ed è, nelle intenzioni dell’Amministrazione Provinciale, il primo lotto della costruzione. Il 100% si raggiungerebbe qualora si realizzasse anche sulla testata nord la medesima ala, dotata di sole aule speciali, che ora esiste alla testata sud.

Inoltre, il progetto di massima indicava la collocazione di un edificio a pianta circolare, più simile a un teatro che a un’aula magna, capace di contenere, riunita insieme, l’attuale popolazione del Liceo. Per questo edificio non si è mai passati alla realizzazione.

Evidentemente, i limiti di spesa costrinsero a operare dei tagli: in via preliminare, in omaggio alla mentalità corrente, che non tollera “sprechi” in una struttura pubblica; in secondo luogo, per la necessità comunque prioritaria di garantire gli spazi per recepire completamente l’utenza, col sacrificio temporaneo di alcune strutture complementari.

La scelta fatta è confermata dalla relazione ufficiale al progetto, che parla di “modalità che, generalmente, vengono adottate in campo amministrativo per l’avvio di nuovi plessi scolastici” e si riferisce “alla necessità che in sede di impianto si dia preferenza alla realizzazione di posti/alunno su quella delle attrezzature di complemento o parascolastiche”.

Questo 85% di corpo aule del primo lotto veniva garantito per una capienza di 1000 posti/alunno “elevabile a 1050/1100 posti/alunno massimo nel caso si organizzassero opportune rotazioni durante l’utilizzo delle aule attrezzate”. Tale capienza veniva considerata coincidente con la totalità del fabbisogno di posti/alunno il distretto al 1985.

In cifre, il Liceo consta di 30500 metri cubi “apparenti” (cioè misurati fuori livello-strada). Il volume effettivo, comprensivo di seminterrato, raggiunge i 34300 metri cubi. La superficie coperta lorda complessiva è dichiarata per i 3300 metri quadri, mentre quella netta, escludente i passaggi coperti, l’alloggio del custode e la centrale termica, è data per 2400 metri quadri; moltiplicata per 4 piani, sfiora il totale di circa 9000 metri quadri, lordi di vani e scale.  L’edificio si presenta come un parallelepipedo a quattro piani movimentato da un caratteristico portico al livello del suolo e da un lieve arretramento dei lati lunghi all’ultimo piano. Sulla testata sud si innesta una breve ala dal profilo obliquo. Il piano-tipo si svolge lungo un ampio corridoio centrale sviluppato per tutta la lunghezza dell’edificio, ben illuminato all’estremità da vetrate a tutta altezza che danno sbocco alle scale di emergenza.

Praticamente tutti i locali affacciano i loro ingressi su questi corridoi, e così pure i due vani-scala ordinari. Sulle due lunghe facciate esterne si sviluppano finestre a nastro continuo che garantiscono abbondante illuminazione naturale ad ogni ambiente. I quattro piani sono così suddivisi:

Seminterrato, che, grazie agli ampi raccordi del terreno, poco appare come tale, somigliando a una sorta di piano-terra. E’ strutturato in maniera simile ai piani successivi con 11 aule normali e i laboratori di biologia e di chimica. Vi si aggiungono l’ambulatorio, l’alloggio del custode e un ampio atrio d’ingresso.

Piano rialzato, collegato con lieve rampa a livello stradale, contiene altre 11 aule normali e i laboratori di fisica e informatica. Gli affacci su via Grossi ospitano quasi interamente gli uffici direzionali e la sala professori; si aggiunge un ampio atrio di ingresso.

Primo piano, che ospita le rimanenti 17 aule normali, oltre al secondo laboratorio di informatica.

Secondo piano, che costituisce il quarto e ultimo livello utile, altrettanto lungo ma leggermente più stretto rispetto ai piani sottostanti, mentre il risvolto dell’ala sud scompare. Ospita la biblioteca, con l’attigua sala di lettura, utilizzata anche per le udienze ai genitori degli alunni. Vi sono poi la sala delle riunioni, con 200 posti, due aule di disegno, una delle quali attrezzata anche a laboratorio artistico-creativo e fotografico.

Il risvolto sud ospita, giocando sui quattro piani, le tre aule a gradinata di 75 posti ciascuna usate per gli audiovisivi, sia pure in condizioni di disagio, perché non ancora arredate; vi si collegano sul retro, almeno per i primi due piani, alcuni dei laboratori già ricordati e i relativi servizi, che si riducono in ampiezza a mano a mano che salgono verso l’alto, così da offrire all’esterno un profilo obliquo a questa ala dell’edificio.

Non esistono barriere architettoniche, sia negli spazi di accesso dell’esterno sia all’interno. Il trasferimento dai diversi piani è per altro agevolato dall’ascensore. La centrale termica, che serve tanto l’edificio scolastico tanto la palestra, è staccata dal corpo della sede scolastica, riconoscibile quasi soltanto per il grosso camino. Un tunnel, posto a ideale continuazione del caratteristico porticato poggiato sul piano del seminterrato, sottopassa la via Ferrini, collegandosi direttamente alla palestra.

La palestra è stata realizzata con strutture tradizionali in cemento armato e muratura, con componimenti prefabbricati in legno lamellare per la copertura, cosa questa che conferisce un aspetto caratteristico, specie sulla facciata. Si volle che l’edificio si presentasse anche a un utilizzo extrascolastico, cosicchè fu dotato di posti a sedere per 300 persone, accessibili da ingresso indipendente, mentre spogliatoi e servizi vari furono adattati in modo da essere utilizzati non solo dagli alunni e dagli insegnanti, ma anche da Società e per gare sportive, in piena conformità con criteri di omologazione del C.O.N.I. Tale lodevole intento ha comportato un sacrificio: per garantire un campo regolamentare di pallacanestro e due campi di pallavolo affiancati, l’impianto non offre quel settore di attrezzistica solitamente previsto per la piena soddisfazione dei programmi scolastici di educazione fisica.

La previsione dell’Amministrazione Provinciale che la struttura attuale (sede di via Grossi e palestra di via Ferrini) bastasse per garantire fino a 1100 posti/alunno, non teneva conto di tutti i fattori in gioco o che comunque sarebbero ben presto subentrati. In relazione al fabbisogno di aule

  • la carenza di aule normali, che si sarebbe verificata per la necessità di convertirne un certo numero in laboratori scientifici, per far fronte al progressivo e articolato sviluppo delle sperimentazioni.
  • la scarsa possibilità di compensare la carenza di aule mediante la fusione di sezioni, nel corso del quinquennio, come del resto previsto dalla normativa vigente, essendo di notevole impedimento a tale operazione la presenza di sperimentazioni tra loro differenziate.
  • la difficoltà di operare la “rotazione” nell’uso delle aule normali in una scuola, come il Liceo, dove ciascuna classe svolge -per esigenze di programma- in un’aula propria buona parte delle ore di lezione, riservando all’uso dei laboratori un numero di ore relativamente limitato.

In relazione alla palestra

  • non poteva bastare un’unica palestra per le 120 ore di lezione di educazione fisica dell’anno scolastico 1987/88, per le 114 ore del 1988/89, per le 118 ore del 1989/90.

Di qui l’utilizzo della Villa Calcaterra e del Salone della Colonia Elioterapica, entrambi messi a disposizione dal Comune di Busto Arsizio, come ulteriore gesto di interessamento per il Liceo Scientifico. Per questa via, da un lato si riusciva ad evitare il ricorso al doppio turno dell’attività didattica, dall’altro si lasciava libera la palestra per la libera ma importante attività pomeridiana del gruppo sportivo,

La Villa Calcaterra, in Via Magenta n. 70, non lontana da Via Grossi e servita dalle medesime linee di trasporto urbano della sede centrale, è un edificio a due piani all’interno di un piccolo parco, dotato di 10 aule, privo di palestra, di laboratori e di aule speciali, utilizzato a rotazione dalle classi che non possono essere contenute nell’edificio di Via Grossi; ad esse viene tuttavia garantita la permanenza in sede centrale per alcune intere mattinate la settimana, al duplice scopo di non isolarle dal resto della popolazione scolastica del Liceo e di consentire loro -come a tutte le altre classi- l’uso degli impianti sportivi, della biblioteca, dei laboratori, delle aule speciali, dell’ambulatorio medico, degli uffici. Il Salone della Colonia Elioterapica adiacente al complesso di via Grossi, pur con i suoi limiti di struttura, viene usato insieme alla palestra per le lezioni di educazione fisica, secondo un piano di rotazione attentamente programmato al fine di un utilizzo articolato delle attrezzature differenziate a disposizione nei singoli spazi. Il Salone della Colonia Elioterapica viene utilizzato insieme alla Sala delle riunioni al secondo piano dell’edificio scolastico anche per le assemblee studentesche di Istituto, che vengono svolte necessariamente in maniera frazionata a causa della consistenza numerica egli alunni, ma in comune tra classi della sede di via Grossi e le classi di Villa Calcaterra.

Dall’anno scolastico 1992/93 non si è più presentata la necessità di occupare delle sedi succursali. Dal 1994/95 non è più stata concessa la disponibilità della colonia elioterapica per le lezioni di educazione fisica, con conseguenti disagi nell’organizzazione delle attività ginnico-sportive.